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Stipendi in Europa: l’Italia resta indietro, salari fermi e divari sempre più ampi

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Nel panorama europeo del 2025, gli stipendi medi mostrano notevoli differenze tra i vari Paesi. Secondo i dati di Eurostat, il Lussemburgo guida la classifica con un salario medio lordo annuo di 81.064 euro, seguito da Danimarca (67.604 euro), Irlanda (58.679 euro), Belgio (57.989 euro) e Austria (54.508 euro) . La Germania si posiziona al sesto posto con 50.998 euro, mentre l’Italia si colloca all’undicesimo posto con 32.749 euro, al di sotto della media UE di 37.863 euro.

In Italia, la situazione salariale presenta criticità evidenti. Nonostante un incremento della retribuzione media al primo impiego, salita a 30.500 euro nel 2024, i neolaureati italiani rimangono tra i meno pagati d’Europa, superando solo Spagna e Polonia . Anche i professionisti a livelli più avanzati percepiscono retribuzioni inferiori rispetto alla media europea, con una differenza del 24% .

Le disparità regionali accentuano ulteriormente il divario salariale interno. Nel Nord Italia, regioni come Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto offrono stipendi medi superiori ai 2.500 euro lordi mensili, grazie a un tessuto industriale forte e dinamico. Al contrario, nel Sud Italia, dove il mercato del lavoro è meno sviluppato, lo stipendio medio è spesso inferiore ai 1.800 euro lordi mensili .

Un altro fattore che incide negativamente sul potere d’acquisto dei lavoratori italiani è il cuneo fiscale, ovvero la differenza tra lo stipendio lordo pagato dal datore di lavoro e il netto percepito dal lavoratore. L’Italia è tra i Paesi con il cuneo fiscale più alto in Europa, il che significa che una parte significativa dello stipendio lordo viene trattenuta sotto forma di tasse e contributi previdenziali .

Dal punto di vista settoriale, i salari italiani risultano inferiori rispetto a quelli di altri Paesi europei. Ad esempio, nel settore della manifattura, il salario lordo italiano è pari a 2.637 euro al mese, inferiore rispetto ai 3.854 euro della Germania e ai 3.094 euro della Francia . Anche nel settore dell’istruzione, i docenti italiani percepiscono retribuzioni più basse rispetto ai colleghi tedeschi e francesi.

Inoltre, l’Italia presenta un divario di genere nei guadagni complessivi del 43%, superiore alla media europea del 36,2%, indicando una persistente disuguaglianza salariale tra uomini e donne .

Nonostante un incremento del costo orario del lavoro nell’Eurozona del 5,1% nel primo trimestre del 2024, l’Italia ha registrato un aumento inferiore, pari al 3,1%, segnalando una crescita salariale più lenta rispetto alla media europea.

Questi dati evidenziano la necessità di interventi strutturali per ridurre il divario salariale con gli altri Paesi europei e garantire una crescita più solida e duratura dei salari in Italia