L'Italia si oppone all'OMS

Redazione

L’Italia dice NO agli emendamenti sanitari dell’OMS: il Governo Meloni difende la sovranità nazionale!


Con una mossa che ha spiazzato molti, il Governo Meloni ha deciso di rigettare formalmente gli emendamenti al Regolamento Sanitario Internazionale (RSI) proposti e approvati “per consenso” il 1° giugno 2024 durante la 77ª Assemblea Mondiale della Sanità, in una delle sedute più discusse degli ultimi anni.

L’Italia sceglie l’autonomia sanitaria: Schillaci firma il rigetto
A scrivere l’atto ufficiale di rigetto è stato il Ministro della Salute Orazio Schillaci, in una lettera inviata alle autorità competenti, con cui l’Italia ha esercitato il suo diritto di respingere entro il termine ultimo del 19 luglio 2025 i cambiamenti apportati al regolamento. Una decisione che sta già facendo discutere in Europa e oltre, perché si tratta di una presa di posizione chiara: l’Italia non delega la propria politica sanitaria all’OMS.

Cosa sono gli emendamenti OMS?
Gli emendamenti al RSI mirano a rafforzare il potere dell’Organizzazione Mondiale della Sanità nel coordinamento globale in caso di emergenze sanitarie. Tra i punti più controversi, l’ampliamento delle competenze del Direttore Generale, la possibilità di dichiarare emergenze anche senza il consenso del Paese interessato, e la creazione di obblighi vincolanti in termini di accesso a dati sanitari, forniture mediche e tecnologie.

Una riforma di portata globale, proposta in nome della prevenzione pandemica, ma percepita da molti come una minaccia alla sovranità degli Stati.

L’Italia dice no: una scelta politica precisa
Il rigetto da parte del nostro Paese non è un incidente di percorso né un errore burocratico. È una decisione chiara, esplicitamente voluta e comunicata attraverso i canali ufficiali. Il Ministro Schillaci ha messo nero su bianco la posizione italiana, difendendo il diritto dello Stato a conservare piena autonomia sulle proprie scelte in materia sanitaria.

Si tratta di un gesto che rivela molto della linea del governo in carica: nessuna cessione di sovranità senza pieno controllo democratico.
A poche ore dalla scadenza ufficiale del termine per il rigetto (19 luglio 2025), è arrivata la comunicazione formale da parte dell’Italia e degli Stati Uniti: gli emendamenti non saranno accettati.

Anche gli Stati Uniti dicono NO: la lettera di Lloyd Austin
Pochi giorni prima, anche gli Stati Uniti avevano rigettato ufficialmente gli emendamenti. A firmare la lettera è stato Lloyd Austin, Segretario alla Difesa, che ha trasmesso la comunicazione al Segretariato dell’OMS. Una mossa che ha sollevato molte domande: perché è il Pentagono e non il Dipartimento della Salute a intervenire?
La risposta è politica: il contenuto degli emendamenti, secondo Washington, coinvolge anche la sicurezza nazionale, e riguarda potenzialmente la sovranità decisionale degli Stati su quarantene, obblighi vaccinali, controllo delle frontiere e gestione delle emergenze sanitarie.

Il silenzio europeo e il ruolo dell’opinione pubblica
Mentre altri Paesi UE hanno preferito non esporsi o non dare seguito al termine di rigetto, l’Italia ha fatto valere il proprio diritto internazionale. Il Regolamento OMS stesso prevede infatti che ogni Stato membro possa respingerne le modifiche entro 18 mesi dall’approvazione, pena l’adozione automatica.

Una norma poco conosciuta, ma che l’esecutivo ha scelto di utilizzare fino in fondo.

Un precedente importante?
La decisione italiana potrebbe avere un effetto domino. Diversi movimenti civici e giuridici in Europa avevano denunciato la mancanza di dibattito democratico attorno agli emendamenti dell’OMS. Ora che uno Stato membro del G7 ha rotto il silenzio, altri potrebbero quantomeno riaprire il confronto politico su chi debba decidere in caso di nuova emergenza globale.

Il nodo: salute pubblica o tecnocrazia globale?
Il tema è tutt’altro che marginale. Si gioca su un equilibrio delicato tra l’esigenza di coordinamento internazionale e la necessità di non svuotare le democrazie nazionali delle loro prerogative in ambito sanitario.

In un’epoca segnata dalla pandemia, da crisi energetiche e instabilità geopolitica, l’Italia ha lanciato un messaggio forte e chiaro: la gestione della salute dei cittadini resta una competenza sovrana.